CASSIARE → S-GRIDARE

22 marzo 2008

Troppe volte ho sentito la parola dandy, io che il dandysmo non ho conosciuto, noi che non l’abbiamo conosciuto, tutti noi che di dandysmo vestiamo professori cantanti o pittori. Esatto, vi chiedo di smetterla di lagnarvi, uomini-massa volgari e destrutturati, voi che avete visto Brummel senza ricordare i suoi guanti di pelle, processato Wilde e il giorno dopo baciato la tomba, cassiato Showcat in disilovela parte.
Il giornale di ieri mi costringe al quotidiano, un altro dandy in prima pagina – Sebastiano Horsley – a cui viene impedito l’ingresso negli USA, nove ore di interrogatorio dove crimini immorali sono l’arte del sesso e della droga in forma scritta. Cappello in testa Sebastiano Horsley, abito chiaro forse di champagne, zeppe ai piedi, sguardo alto che andarci in giro significa disprezzo, sguardo suo che non nasce, non è costume condiviso, abito individuale, antiseriale, che si esclude dalla massa come dalla comune.

Dal dandy tardo moderno chiuso respinto forse vuoto a Hugo Claus e quindi al padre che a Parigi lo accoglie, padre anche di CB, quell’Antonio Artaud che disprezzava il sesso (dei dandy?) per l’impossibile purezza dell’arte, Artaud padre inconsapevole, pazzo come tutti i traditi, figlio di settembre e orfano del cielo.
Scusami Antonino se (ancora) non ti chiamo padre.

La morte è impensabile

14 dicembre 2007

La vita non è che un breve passaggio verso la morte, la morte tutto.
(Corrado Alvaro)

La morte è impensabile mi sono detto mentre leggevo di Diacono bambino e peccatore. La morte è oscurata, reclusa, bandita. Ho provato a dirlo a voce alta: la morte è impensabile. Poi ho preso un foglio di carta e con la penna l’ho scritto sopra: la morte è impensabile. Mi sono alzato stendendo il braccio, ma il foglio si è rovesciato all’indietro. Ho dato come un colpo di frusta per sistemarlo verticale, il foglio, lontano un braccio dai mici occhi. Ma di nuovo si è rovesciato all’indietro. Nel cassetto che c’è sulla destra prima della libreria ho tirato fuori il nastro adesivo, con i denti ho cercato l’ultimo strappo… ecco, di fronte al mio letto, così da vederlo ogni mattina appena sveglio. Ecco.
La morte è impensabile su sfondo bianco.
Sarà l’inizio e la fine di ogni mio giorno. Fino alla Fine, quando vedrò solo l’inizio. O magari nemmeno quello, nemmeno quell’inizio, se la notte mi porterà con sé.

Lo troverete scritto su un foglio di carta un po’ più grosso della carta velina, di quei fogli che l’IKEA utilizza per imballare mobili di ogni tipo. Il nostro foglio, i nostri fogli, stavano nell’imballaggio di una scrivania e noi li abbiamo utilizzati come tovaglia invece di buttarli, ci siamo inventati una tovaglia decisamente più bella e romantica di tutte quelle tovaglie coi fiori o le frutte che trovate nella stessa IKEA. Abbiamo costruito la nostra tovaglia con quei fogli di carta un po’ più grossi della carta velina, non tanto più grossi però, e ci abbiamo scritto sopra delle citazioni: Wilde, Borges, Pessoa e altri due che ora non ricordo. Ognuno si è scelto la sua citazione, quella che gli appartaneva di più diciamo, che sentiva più sua. (Andrea per esempio ha scelto quella di Wilde, l’unica che mi ha fatto sorridere.) Ogni posto a tavola aveva anche una penna oltre al piatto, le posate, il bicchiere, e chi aveva qualcosa da dire che andasse oltre la parola poteva annotarlo sulla tovaglia che come detto era fatta di fogli di carta un po’ più grossi della carta velina, non tanto più grossi comunque. Alla fine della cena, quando Laura e Ruggero stavano andando via, me lo ricordo bene questo, io ho scritto CAZOTIA sulla tovaglia fatta di fogli un po’ più grossi della carta velina, e accanto alla parola ciò messo una freccia tipo questa → e accanto alla freccia ho scritto: DONNA CHE IGNORA.
Non chiedetemi altro, vi prego, questa è l’unica cosa che ricordo.